Sì, noi lo vogliamo

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Rimini – Piazza Cavour
Sì, noi lo vogliamo
Sabato 20 marzo ore 15.30
In Piazza a Rimini per dire: Sì, noi lo vogliamo!
Un bachetto informativo, volontarie e volontari vi chiediamo di partecipare..abbiamo bisogno di spiegare, di sensibilizzare. Chiediamo i nostri diritti. In vista della sentenza del 23 marzo prossimo Arcigay Rimini scende in Piazza e vi invita a sollevare le bandiere!

Il 23 marzo 2010 la Corte Costituzionale si esprimerà sulla legittimità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nell’ordinamento italiano, rispondendo a due ordinanze dei Tribunali di Venezia e Trento di rimessione degli atti alla Consulta che affrontano il tema di coppie dello stesso sesso che non hanno ottenuto dal Comune di residenza la possibilità di procedere alla pubblicazione del rito prematrimoniale.

Attualmente – grazie all’azione di Rete Lenford e Certi Diritti – sono già quattro le ordinanze di questo tipo (ve ne sono altre due a Ferrara e Firenze). In tutti i casi, i giudici investiti della questione hanno respinto il ricorso, motivando la decisione con il fatto che nel diritto di famiglia italiano l’istituto del matrimonio è riservato alle coppie eterosessuali.

La rimessione alla Corte Costituzionale vuole sollevare il problema del vuoto legislativo italiano e rimettere al centro la nostra Costituzione, che nei suoi articoli è garanzia del principio di uguaglianza tra ogni cittadino del nostro Paese.

L’Art. 29 riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, senza specificare il genere di appartenenza dei coniugi. Il concetto di matrimonio non può rimanere immutabile nel tempo e deve tenere conto dell’evoluzione della società italiana, che conta già la presenza di nuove famiglie e di coppie omosessuali che richiedono la stessa dignità e gli stessi diritti delle altre. Secondo l’Art. 2, ogni cittadino ha il diritto di trarre giusta soddisfazione dalle formazioni sociali attraverso le quali svolgere la propria personalità; inoltre l’Art. 3 sancisce il principio di uguaglianza tra tutte le persone.

Anche l’Unione Europea si è fatta più volte portavoce, attraverso i suoi organismi e le sue Direttive, di affermazione e implementazione dei diritti individuali, di libertà e uguaglianza.

Nel mondo sono 8 i Paesi che estendono il matrimonio a tutte le coppie: Belgio, Olanda, Spagna, Svezia, Norvegia, Portogallo, Canada, Repubblica Sudafricana, mentre altri 17 riconoscono pari diritti a tutte le coppie, eterosessuali e omosessuali: Austria, Francia, Danimarca, Regno Unito, Lussemburgo, Germania, Svizzera, Slovenia, Ungheria, Repubblica Ceca, Finlandia, Islanda, Andorra, Croazia, Colombia, Nuova Zelanda, Uruguay. Inoltre 6 Stati USA (Massachussetts, Connecticut, Iowa, Vermont, New Hampshire, Washington D. C.) e alcune regioni o municipi di tre grandi Paesi americani (Brasile, Argentina, Messico) riconoscono il matrimonio anche per coppie gay e lesbiche.

Nonostante tutto ciò, vi è nell’ordinamento italiano una disparità di trattamento per alcuni cittadini, solo in virtù del loro diverso orientamento sessuale.

Il pronunciamento della Consulta vuole essere l’occasione per coinvolgere tutta la popolazione italiana, la maggioranza della quale più volte si è espressa per il riconoscimento pubblico di tutti gli amori e di tutte le famiglie.

Arcigay da 25 anni si batte per affermare la piena uguaglianza giuridica e sociale di ogni cittadino e di ogni cittadina. Perciò questo è il momento giusto per riprendere un dialogo con le persone e lanciare una campagna di sensibilizzazione, che durerà nel tempo, indipendentemente dall’esito del giudizio della Consulta, per ribadire che il matrimonio civile è uno strumento fondamentale per garantire dignità, inclusione e diritti alle famiglie omosessuali.

In questi giorni Arcigay aderisce inoltre a tutte le iniziative promosse dal Comitato Sì, lo voglio che si propone di raccogliere tutte le realtà e le singole persone che in Italia credono nell’obiettivo del diritto al matrimonio per tutte e tutti.

Vogliamo continuare a raccontare le nostre storie, le nostre relazioni, i nostri amori feriti dall’impossibilità di accedere a un diritto elementare e così sensibilizzare le persone sul principio di uguaglianza che accomuna tutti i cittadini. Continueremo a mostrare con coraggio che tutti gli amori e tutte le relazioni hanno pari dignità e per questa ragione vanno riconosciuti. Finché legge non ci separi.

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